Libano

Tre anni in Libano 2006-2009


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Violenza coniugale

Traduzione dal francese articolo pubblicato sulla rivista femminile Femme dic 2008

“Violenza coniugale o la legge del silenzio”

La violenza coniugale e’ universale, nella nostra societa’ assume un aspetto particolare, per il sol fatto, che non sempre e’ passibile di sanzioni. Il “raggruppamento democratico di donne libanesi” pubblica due studi, uno studio affronta l’aspetto legislativo e l’altro e’ il risultato di un’inchiesta sul territorio. Le donne maltrattate subirebbero dunque una doppia violenza sapendo che sino ad oggi il nostro codice penale non le protegge in alcun modo. Si parla di una discriminazione giuridica. Questi due studi hanno costituito l’ oggetto di un lavoro di tre anni. Le conclusioni di questa doppia inchiesta sono state presentate il 25 novembre 2008, Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne. I risultati sottolineano una certa permissivita’, una tolleranza rispetto alla violenza contro le donne. Il nostro sistema patriarcale metterebbe questa violenza in rapporto diretto con l’educazione, le credenze religiose, la moralita’. Eppure, il Libano ha ufficialmente aderito alla Convenzione per l’Eliminazione di ogni tipo di discriminazione contro le donne dal 1996. Pero’ , con certe riserve, si tratta degli articoli 9 e 29, poiche’ la madre libanese non puo’ trasmettere la nazionalita’ ai suoi figli e al marito.

Una legislazione discriminatoria

Altre discriminazioni persistono in alcuni testi di legge, come quella relativa al delitto d’onore, all’adulterio o all’aborto. L’adulterio non viene sanzionato equamente: la donna che commette il reato e’ passibile di 2 anni di carcere mentre per l’uomo la sanzione prevede due mesi di carcere e un ammenda. Le leggi relative al codice dello Statuto Personale che risale al codice ottomano della famiglia del 1917…! La violenza coniugale (che rientra nel registro dello Statuto Personale) risulta essere una struttura sociale ancestrale, un sistema patriarcale, in cui prevale la dominazione e l’ermetismo, e quello di cui soprattutto gode e’ l’intoccabilita’ della legislazione. Le nostre 18 comunita’ religiose monopolizzano, ciascuna secondo le proprie regole, i problemi relativi alla famiglia e allo statuto personale. Solo i Tribunali Religiosi deliberano su tutto quello che e’ un atto che appartiene al Diritto di Famiglia. In piu’ lo Stato si astiene di far applicare i fondamenti dei Diritti dell’Uomo nel Diritto di Famiglia. Al momento della presentazione della parte legislativa dello studio citato piu’ sopra, gli avvocati che vi hanno partecipato, Maitre Marie Rose Zalzal et Ghada Ibraim, hanno insistito sulla necessita’ di realizzare un codice civile per la famiglia e un progetto comprendente misure di protezione delle vittime della violenza coniugale. E’ necessario in ugual misura dare al potere giudiziario un diritto di visione su tutti i casi di violenza domestica e istituire un tribunale speciale per deliberare sulle problematiche famigliari oltre ad un codice di sanzioni penali nei confronti di chi pratica questa forma di violenza. Secondo il “Comite’ pou l’Elimination de la Discrimination a l’Egard des Femmes” CEDEF (Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione nei Confronti della Donna,) la polizia e il personale dei Tribunali religiosi non e’ stato sottoposto ad alcuna formazione per trattare problematiche di questo tipo. Per quel che riguarda i servizi offerti alle vittime il “Rapporto sul Paese dell’Osservatorio sui Diritti Umani” afferma che il governo libanese non ha adottato alcuna procedura particolare per permettere alle vittime di ottenere un assistenza medica. Un’altra questione preoccupante riguarda quello che la DEDEF chiama il “rispetto della vita privata familiare secondo la tradizione”, il quale impedisce di tenere inchieste approfondite sulle questioni relative alla violenza domestica. La discriminazione nei confronti delle donne musulmane e’ ancora piu’ acuta nei testi di legge sullo Statuto Personale, particolarmente per quanto riguarda la figura del tutore. Sapendo che la donna musulmana – anche vedova – e’ sempre considerata come minore. Rimane a tempo indefinito sotto la tutela di un uomo: padre, sposo, fratello, etc. Lo stesso vale per quel che riguardai figli e l’eredita’(in alcune comunita’, 2 figlie ereditano tanto quanto il figlio maschio ).

Le ONG alla riscossa

 In Libano, nessuna autorita’ ha il potere di intervenire all’interno della coppia. Quando una donna si lamenta rivolgendosi al commissariato di polizia, non se ne tiene conto. Il funzionario le chiedera’ tutt’al piu’ , cos’ha fatto per essere arrivata a quel punto? In ogni caso le consigliera’ in modo bonario di regolare la situazione in famiglia. Nel peggiore dei casi, tentera’ di sedurla, in termini piu’ chiari, la molesta sessualmente. Se la donna prende l’iniziativa di abbandonare il domicilio coniugale, puo’ essere obbligata con ordinanza del tribunale religioso a far ritorno al domicilio. La violenza coniugale non e’ causa di divorzio. Un certificato medico che confermi le violenze subite non costituisce una prova sufficiente… Allora, le ONG, offrono alle vittime un sostegno psicologico, consigli giuridici e favoriscono la sensibilizzazione della societa’ al problema. Questo e’ il caso dell’ONG LECORVAW (Lebanese Council to Resist Violence Against Women) che nel 2005 ha realizzato con l’associazione Information and Comunication Technology for Development in the Arab Region, un cd-rom sulla legislazione del diritto familiare e sulle domande frequentemente poste su questo argomento. E’ stato distribuito a operatori sociali e a numerose organizzazioni governative, non governative e religiose in Libano. Il presidente di “Chercheurs Centaux en Droit Penal” (Central Penal Researchers)afferma che il codice penale libanese non riconosce la violenza fondata sul sesso. Peraltro, con l’articolo 562 del codice penale modificato dal decreto del 20 febbraio 1999, l’uomo che uccide una donna “per aver compromesso l’onore della famiglia” e’ sanzionato, ma beneficia delle circostanze attenuanti.

Donna libanese: il miraggio della liberta’…

…Nel senso che diamo al giorno d’oggi alla parola “liberazione”. E malgrado le apparenze di liberta’ o uguaglianza, le donne, che siano musulmane o cristiane, e’ ancora sottomessa ai diktat degli uomini e del clero. E come sostiene Caroline Succar Slaby, dottore in sociologia e specializzata nei conflitti coniugali, la donna libanese si situa tra tradizione e modernita’. Se la nostra societa’ ha subito qualche cambiamento “apparente”, calcato sul modello occidentale, questo cambiamento non e’ fondamentale, resta superficiale. L’esperienza occidentale e’ differente dalla nostra. “Mentre in Occidente, la donna ha rivendicato i suoi diritti in quanto donna , e’ prima di tutto al suo corpo che ha fatto riferimento. Il diritto alla contraccezione e all’aborto le ha dato il diritto di agire sul suo corpo come desidera. Non vi e’ niente di tutto questo da noi, spiega la specialista. Se cominciamo a liberaci dalle nostre costrizioni tradizionali del nostro modo di vivere, questo tentativo viene subito soffocato, sapendo che le nostre leggi non sono cambiate. La percezione che la donna libanese ha di se stessa non e’ cambiata. Si accontenta di imitare la donna occidentale per piacere agli uomini o agisce con reale convinzione? Questa sfumatura e’ molto importante”, aggiunge la sociologa. Che dire di una giovane ragazza che decide di avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio e che chiedera’ al suo medico di restituirle una verginita’ prima di mettere la fede al dito? La si puo’ qualificare come “libera”?

300 donne hanno testimoniato…

Lo studio condotto sul campo ha toccato 300 donne provenienti da diverse regioni, appartenenti a ambienti socio culturali ed economici differenti. Eppure, le conclusioni dell’inchiesta mostrano che tutti questi fattori non hanno veramente cambiati i dati, non hanno avuto un ruolo significativo nel grado di violenza subita. “Si ha l’impressione che una certa permissivita’, se non una reale legge del silenzio si sono ancorate nello psichismo di queste donne. Giustificano il comportamento del loro “carnefice” che avrebbe quasi il diritto “di sfogarsi” per il solo fatto che lavora tutta la giornata, o che ha preoccupazioni professionali, etc…Le donne istruite beneficiando di un bagaglio culturale sostanziale reagiscono come le loro omologhe incolte o inattive.”

 Multiple forme di violenze

Per cominciare, la violenza fisica si manifesta con veri castighi corporali e altri schiaffi e botte. Varia all’infinito. Certe donne subiscono sevizie da piu’ anni! Si rifugiano nel silenzio, perche’ non sanno cosa fare. Perse, nemmeno considerano di bussare alla porta di casa per paura di essere accusate di aver volontariamente abbandonato il domicilio coniugale. Capita che i figli prendono posizione. Cosi’ il figlio prende esempio dal padre. Convinto di avere il diritto di imitarlo, lo potra’ anche sostituire nel suo compito se il capo famiglia dovesse per esempio assentarsi, viaggiare! Sorvegliera’ lui sua madre e le sorelle. In queste famiglie, il padre, spesso autoritario , alleva (soprattutto) i suoi figli con questi valori. Di tutte le violenze coniugali lo stupro rimane, secondo le testimonianze, la forma di sevizie piu’ usata nella coppia. Questa violenza riveste forme perverse. Vi sono uomini che esigono a volte di avere rapporti sessuali davanti ai loro figli! Altri costringono le loro mogli a fare l’amore con un altro uomo di loro scelta, di solito a pagamento! Le donne provano enormi difficolta’ a parlare di questo genere di violenze, in quanto questo genere di violenza tocca troppo da vicino la loro intimita’ . “Ma ancora, aggiunge la sociologa, le donne picchiate diventano spesso vittime di stupro, perche’ esse finiscono per rifiutare di fare il loro “dovere coniugale”… E’ un circolo vizioso…” La violenza verbale e la violenza psicologica sono anche molto frequenti. La prima si traduce nel proferire minacce che spingono alcune a mollare la presa, semplicemente ad arrendersi. Quanto alla seconda, prende forme diverse. Che dire di un uomo che vieterebbe a sua moglie di lavorare? Con il pretesto di assicurare le entrate necessarie, vuole che la moglie rimanga a casa. Questo tipo di persona non e’ raro e lo si ritrova anche in ambiti socioculturali di livello elevato. Il nostro sistema patriarcale conferisce all’uomo un diritto, quello di “possedere” la sua donna. Tutte queste violenze sono concatenate! Tutto comincia con uno o due insulti, seguiti da botte, che saranno a loro volta seguite da stupro. Donne martiri Come reagiscono le vittime dopo aver subito queste sevizie? La maggior parte di loro “perdona” il marito, constata la sociologa. “Pazienza e sacrificio, sono le parole principali” seguite da “il silenzio e’ d’oro”. Temono le minacce, altre punizioni e lo scandalo. I panni sporchi, non si lavano in famiglia? Allora, non rimane che sperare un cambiamento nel loro congiunto.”

Perche’ un uomo diventa violento?

Si tratta molto spesso di un uomo che ha subito la stessa sorte nel corso dell’infanzia. Puo’ essere stato picchiato dal padre, puo’ essere stato testimone di aggressivita’ verso sua madre da parte del padre. Tuttavia nella maggior parte dei casi, l’uomo violento, ha una madre castratrice alla quale vive molto attaccato. Questa diventa fonte di conflitto nella coppia, spingendo il figlio contro la moglie. Questo marito violento e’ il piu’ delle volte istruito, attivo, realizzato nella vita, con una buona rete di relazioni sociali. Quanto alla vittima, teme di perdere l’affidamento dei figli e sceglie la rassegnazione. Senza contare che in caso di divorzio, diventa piu’ “vulnerabile”, come sostengono le donne brutalizzate . “Le rare figlie di Eva che hanno avuto il coraggio di lasciare il domicilio coniugale si sono ritrovate assolutamente sole, rifiutate dai loro piu’ cari amici”, precisa la sociologa. “Si ritrovano casi di questo genere anche nell’ambiente benestante”

Presente sul campo dal 1976, l’associazione”Rassemblement Democratique des femme Libanaise” ha creato dal 1995, nel quadro della sua campagna di lotta contro la violenza nei confronti delle donne, sei centri di ascolto in Libano. Psicologhi e avvocati assicurano una presenza regolare, ma numerose vittime della violenza non osano presentarsi. L’associazione organizza ugualmente le conferenze e pianifica le campagne di sensibilizzazione nei media, le scuole e le universita’. La responsabile Caroline Succar Slaiby, sociologa e ricercatrice, prepara una tesi sulla psicologia sociale e lavora sui conflitti coniugali.

M.S.B. 

http://beirut7.blog.kataweb.it/2007/10/01/imenoplastica-ricostruzione-della-verginita/

http://beirut7.blog.kataweb.it/2007/09/27/il-delitto-donore/

http://beirut7.blog.kataweb.it/2009/01/17/spettacolo-teatrale-per-sensibilizzare-la-popolazione-libanese-sulla-violenza-domestica/