Le consultazioni, che lunedì avrebbero dovuto ri-nominare il primo ministro Saad Hariri alla premiership sono state rinviate dal presidente Michel Sleimane.
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Il Libano aspira a diventare un centro internazionale di dialogo, civilizzazione e culture.
“Il Libano aspira a diventare un centro internaZIonale di dialogo, civilizzazione e culture”
Questo il motto del Libano pronunciato alla 63esima sessione dell’Assemblea generale dell’ONU.
Il presidente Sleiman appella la Comunita’ Internazionale ad esercitare pressioni su Israele per il rispetto della risoluzione 1701.
L’insediamento dei rifugiati palestinesi, le minacce israeliane, il terrorismo, le relazioni con la Siria e il rilancio del dialogo nazionale sono le tematiche affrontate dal presidente della Repubblica Michel Sleiman nel corso degli incontri bilaterali durante la sua visita negli Stati Uniti.
[…] Nel suo discorso ha evocato i due danni maggiori che incombono sul Libano: le minacce israeliane e l’insediamento dei rifugiati palestinesi in territorio libanese.
Riaffermando l’adesione del Libano alla risoluzione 194 del Consiglio di sicurezza e al diritto di ritorno dei rifugiati palestinesi alle loro terre, il capo dello Stato ha espresso ancora una volta il rifiuto chiaro e categorico all’insediamento da parte di tutti i partiti, correnti e movimenti politici libanesi in quanto processo contrario ai diritti dell’uomo e al diritto internazionale.
Esponendo ai presidenti delle differenti delegazioni le preoccupazioni libanesi concernenti le minacce israeliane che recentemente si sono intensificate contro il Libano, il presidente Sleiman si e’ appellato all’ONU chiedendo di “intervenire presso lo Stato ebreo in collaborazione con le grandi potenze, Stati Uniti e Francia, affinche’ si ritiri dalle Fattorie Chebaa, dalle alture di Kfarchouba, dalla parte nord del villagio di Ghajar e cessi le sue violazioni dello spazio aereo, il cui il carattere provocatorio ed intensivo e’ stato dimostrato dal dipartimento delle operazioni per il mantenimento della pace, conformemente alla risoluzione 1701.”
Ha ricordato inoltre il diritto del Libano ad usufruire delle sue risorse idriche al sicuro dalle mire israeliane. Sleiman ha preteso inoltre che lo Stato ebreo sia obbligato a indennizzare il Libano ed a consegnare la cartografia delle mine terrestri e dei siti di bombe a fragmentazione lasciate sul suolo libanese. Ha inoltre chiesto al consiglio di sicurezza dell’ONU “ di annunciare un cessate il fuoco invece della cessazione delle ostilita’”.
[…]
Citando Giovanni Paolo II: “Il Libano e’ piu’ che un paese, e’ un messaggio”, il presidente della repubblica ha concluso il suo discorso in questi termini: ” Il concetto filosofico dell’entita’ libanese si basa sul dialogo, il consenso e la coesistenza da quando i suoi figli si sono accordati sulla pace nazionale nel 1943, passando dall’accordo di Taef conclusosi nel 1989, poi confermato dall’accordo di Doha nel 2008. Rispetto alla sua situazione ed ai conflitti internazionali (…) il Libano sembra essere un bisogno internazionale ed e’ un vero laboratorio di dialogo tra civilizzazioni e culture. Con le sue 18 comunita’ che coesistono sul suo suolo, essendo riuscito a preservare il suo sistema democratico e le sue liberta’ fondamentali a dispetto di tutte le sfide, il Libano ambisce oggi a divenire un centro internazionale per la gestione del dialogo di civilizzazioni e culture, nella speranza che le forze positive nel mondo evitino le battaglie e che i processi di pace nella regione giungano ad un regolamento giusto e globale del conflitto in Medio Oriente.
Traduzione di parte dell’articolo pubblicato sulla rivista settimanale “La revue du Liban” del 27 settembre 2008
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