I palestinesi stanno facendo ritorno al nuovo campo di Nahr al Bared, vicino a Tripoli. Dopo la battaglia durata piu’ di tre mesi da maggio 2007 ai primi di settembre 2007, che ha visto scontrarsi l’esercito e il gruppo armato di Fateh al-islam, costata circa 400 morti di cui circa 160 militari dell’esercito libanese. Il capo del gruppo e’ riuscito a fuggire, centinaia di palestinesi erano stati alloggiati nelle scuole e in un altro campo profughi. Ora stanno rientrando. Secondo ‘l’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi UNRWA , circa 365 appartamenti sono in condizioni accettabili.
“Il ritorno e’ il nostro diritto, prima il campo, poi la Palestina. Anche se trovo un solo muro intatto, ritorno a casa, perche’ e’ la mia casa”
Accanto al campo, a pochi centinaia di metri, qualcuno protesta, “perche’ li riportate qui, sono loro che hanno nutrito, protetto i membri di Fateh al-islam, ora li riaccompagnano gentilmente a casa, a loro i media, la gloria del ritorno, gli aiuti internazionali. Abbiamo ancora nelle nostre orecchie il rumore dei bombardamenti.” Decine di famiglie dei martiri dell’ esercito hanno manifestato all’ingresso del campo contro il ritorno di centinaia di famiglie. Molti di questi martiri dell’esercito provenivano da zone vicine a Nahr al Bared.
Il ritorno e’ stato reso possibile dagli sforzi congiunti di UNRWA, esercito, differenti fazioni palestinesi, e il comitato per il dialogo libano-palestinese.
Secondo Abou Louai Arkane Badr, responsabile dell’OLP (Organizzazione liberazione Palestina) gli sforzi fatti sono insufficienti, le case dichiarate abitabili hanno bisogno di interventi, mancano le infrastrutture, acqua, elettricita’. L’UNICEF (Fondo Nazioni unite per l’infanzia) assicura i rifornimenti di acqua all’interno del campo, altre ONG (organizzazioni non governative) assicurano altri servizi sempre all’interno dei campi.
La rivista Magazine, ha cercato di informarsi in merito all’origine del nome “Nuovo campo” presso un avvocato libanese Merhi Nasser. “ Queste case sono di proprieta’ dei palestinesi che vi abitano contrariamente a quelle del vecchio campo. Sono sate acquistate nel rispetto della legge libanese in vigore. E’ per questo che sono contrario alla denominazione “nuovo campo”, si presta a confusione. Non si tratta di un campo palestinese anche se e’ abitato da rifugiati palestinesi. Sono proprieta’ private.
Il vecchio campo e’ quasi distrutto e ci vorra’ parecchio tempo prima di potrevi rientrare. I 27000 rifugiati del campo attendono il ritorno nelle case prefabbricate che l’UNRWA installera’ in un terreno in prossimita’ di Nahr al-Bared.
Fonte: L’Hebo Magazine 19 ottobre 2007-10-21
IL freddo e la scolarizzazione dei bambini, due ostacoli di rilievo al ritorno dei rifugiati di Nahr el-Bared
Piu’ di 300 famiglie sono rientrate nelle loro abitazioni nel nuovo campo di Nahr el-Bared. I palestinesi che si erano rifugiati nel campo di Beddawi, ” lentamente, ma sicuramente” , secondo Khalil Mkkaoui, presidente della Commissione libano palestinese, stanno rientrando nelle loro case.
Il rientro un po’ precipitato a causa di pressioni esercitate dai rifugiati desiderosi di rientrae a casa non e’ privo difficolta’ inquanto mancano le infrastrutture di base: acqua, elettricita’, ecc.. Il processo di reinstallazione e’ stato anche accellerato per permettere alle scuole di Beddawi di accogliere gli scolari e gli studenti. Le scuole erano state occupate dai nuovi arrivati dall’inizio dei combattimenti in maggio.
Sono state installate circa 170 case prefabricate ai margini del campo per permettere la sistemazione delle case danneggiate.
E’ stato inoltre distribuito un’aiuto di 1000 dollari a famiglia per permettere agli abitanti del vecchio campo quasi completamente distrutto di affittare un alloggio.
Tra i problemi di un certo rilievo vi e’ quello che riguarda la scuola per i bambini di Nahr el Bared che rischiano di perdere l’anno scolastico se il progetto dell’UNRWA di installare scuole prefabbricate nei campi, non va a buon fine in tempi brevi, l’altro problema sono le temperature che inizieranno ad abbassarsi.
I palestinesi sembrano tranquillizzati riguardo alla soluzione dei problemi del campo, questa potrebbe essere anche una possibiltia’ per una ricerca di soluzione alle condizioni di miseria e di privazioni sino ad ora vissute, che non sono altro che terreno fertile per i fondamentalismi. Mkkaoui insiste nel ribadire che: “lo voglio ripetere per l’ennesima volta: gli sforzi messi in atto attualmente per aiutare i rifugiati a migliorare le loro condizioni di vita non sono un preludio al loro insediamento. Anche se vi fosse un progetto di insediare i palestinesi in Libano non sarebbe possibile perche’ vi e’ un’unanimita’ non solamente libanese sulla questione del “Diritto al ritorno” ma anche in seno al mondo arabo e all’ONU.” Il processo destinato a risanare le relazioni libano palestinesi e’ stato sospeso dalla guerra di luglio e dagli eventi di Nahr el Bared ma vi e’ un aspetto positivo, per la maggior parte delle fazioni palestinesi vi e’ la convinzione che e’ ormai necessario mettere un freno alla mancanza di sicurezza che ha prevalso sino ad ora nel campo e permettere allo Stato di estendere la sua sovranita’ sull’insieme del suo territorio.
Gli scontri tra esercito e il gruppo di Fateh el-islam hanno fatto pagare sulla pelle dei palestinesi la mancanza di sicurezza all’interno del campo.
L’Orient Le Jour 23 ottobre 2007