Lingue
Fida Bizri dell’Inalco, ha sviluppato una tesi sul parlare arabo delle Sri Lankes, La “Pidgin Madam” o la “grammatica della servitu’”
Fida Bizri, linguista libanese che insegna la lingua e la letteratura cingalese a Inalco, a Parigi, ha sviluppato un lavoro di ricerca sul parlare arabo delle Sri Lanchesi che sara’ presto l’oggetto di un libro intitolato “Le Pidgin Madam” : une grmmaire de la servitude”, pubblicato da Geuthner.
Come un grande numero di libanesi, Fida Bizri e’ stata cresciuta a contatto di domestiche Sri Lanchesi e la vita ha voluto che apprendesse la loro lingua e che si specializzasse in lingua e cultura cingalese. Lei, bambina, si addormentava al suono della ninna nanna cingalese e’ oggi conferenziere all’Istituto nazionale di lingue e civilizzazioni orientali (Inalco – Parigi) e, dopo numerose ricerche sul parlare arabo delle domestiche provenienti dall’isola del te, decreta cosi’ la nascita di una nuova lingua che ha battezzato “Pidgin Madam”: Pidgin (linguaggio personalizzato), dopo averlo studiato, si e’ rivelato una forma di linguaggio personalizzato, una lingua semplificata, la cui grammatica e’ legata al contesto di apprendimento informale, cosi’, come la lingua d’origine del gruppo che la parla. Madam scritto in inglese, senza la e finale, per indicare bene che lo si pronuncia Madam e non Madame. “ Visto che e’ la parola d’ordine di una Sri Lanchese in Libano, mi sembra adatta al contesto.
Questa lingua secondo Fida Bizri, parlata da tutte le Sri Lanchesi che lavorano come domestiche nel Medio Oriente, nel Golfo arabofono, e dai loro datori di lavoro arabi, ad eccezione dei casi dove un pidgin anglaise (lingua personalizzata inglese) viene adottata al posto dell’arabo.
Dopo questa ricerca e’ sembrato a Bizri, che indipendentemente dalle differenze dialettali tra paesi arabi e’ soprattutto il contesto sociale che detta la sua grammatica a questa lingua. “Il cuore di questo contesto e’ la relazione padrone – servitore” sostenendo l’ipotesi dell’esistenza di “una grammatica del lavoro domestico femminile in esilio”, e forse piu’ semplicemente “una grammatica della servitu’”
Uccidere il ricordo del paese natale
Per spiegare le caratteristiche di questa lingua, la linguista e’ andata alla fonte, chiedendosi: “Cosa succede quando una Sri Lanchese pensa di partire per un paese straniero per la prima volta e quando arriva per la prima volta in un paese arabo, e piu’ precisamente in Libano?”
“Prima di pensare alla partenza, la Sri Lanchese tipo che finisce in Libano, appartiene alle persone piu’ deprivate della sua isola”, racconta Bizri. “ Vede tra le sue vicine, donne ritornare dai paesi arabi con del denaro, donne che costruiscono una casa in , cemento ( che pero’ riusciranno raramente a finire dopo 10 anni di emigrazione). Queste vicine ritornate ricche si lamentano, dicono che non si deve andare nei paesi arabi, che si viene trattate in modo disumano, che lavorano a volte 18 ore al giorno, che alcune sono maltrattate e violentate. Ma queste stesse donne si contraddicono subito dopo perche’ ripartono prima possibile. In piu’, formano gia’una casta a parte, le donne che hanno esperienza si divertono a parlare arabo tra loro giusto per suscitare l’invidia delle altre, e perche’ si dicono che possono ben essere fiere di se stesse nonostante tutto. Esse hanno in ogni caso piu’ denaro di quelle che non sono partite .L’idea di partire e’ allettante, ma la Sri Lanchese candidata alla partenza sa che non e’ per se se. Non ha il coraggio di lasciare i suoi figli e crede di non essere all’altezza come le sue vicine perche’ spesso i recrutatori di domestiche fanno loro credere che per andare nell’Eldorado i criteri di selezione sono molto elevati.”
Fino al giorno in cui capita un incidente, la morte di un padre, la mancanza
dei soldi per incenerire il defunto, una cattiva raccolta, una inondazione che si porta via la baracca nel suo cammino o una guerra che uccide i membri della famiglia che hanno un po’ di denaro. I recrutatori vanno alla ricerca di queste tipo di donne divenute dei progetti. Prestano loro il denaro per aiutarle, facendo loro firmare dei contratti per la partenza che ipotecano la loro vita e quella della famiglia per un periodo da 6 a 8 mesi. Tutto questo con la promessa che le giornate felici sono vicine.”
Una volta arrivate in Libano, la vita libanese della Sri Lanchese avanza ad una velocita’ spesso traumatizzante. “ Ha la scelta tra due possibilita’, che noi conosciamo tutti per aver vissuto una guerra e i lutti: morire dal dolore (fino a finire , alcune, per saltare dalla finestra dopo cinque giorni), oppure reprimere e dimenticare.”
Molte domestiche hanno’ confidato a Bizri di aver coscientemente deciso di “uccidere il ricordo del loro paese natale” per la durata del loro soggiorno.
E’ su queste donne che Fida Bizri ha deciso di centrare la sua ricerca.
Schiavismo o no?
“Molte persone parlano di schiavismo. Secondo me, non sono una sociologa, ma una linguista.
Io preferisco utilizzare il termine servitu’ piuttosto che schiavismo, che ha il doppio torto di essere inesatto e speculare.
Inesatto, perche’ il concetto giuridico di schiavo implica l’idea di una proprieta’. Speculare, perche’ non ha bisogno di evocare fatti di schiavismo, di violenza o di maltrattamenti fisici per trovare la servitu’ in questo rapporto disuguale tra “Madames” e le loro bonnes!”
“ Nella mia ricerca, ho incontrato un gran numero di casi in cui le Madame e la loro Sri Lanchese si intendevano e si apprezzavano, relazioni dove vi si ritrovava amore e tenerezza. Non impedisce, secondo me, questi sentimenti quali che siano inscritti in questa relazione restino basati sulla servitu’…”
Per concludere, Fida Bizri parla della ricchezza di questa lingua molto viva inventata a due tra Libanesi e Sri Lanchesi.
“ Nello studio delle lingue, non ci si pone mai da un punto di vista normativo, non si dettano le regole di come questa lingua dovrebbe essere, ma si gioisce nel descriverla
cosi’ com’e’ e di approfittare di tutto quello che rivela come inventivita’ linguistica.
Direi dunque, felicemente che la Madame e la Sri Lanchese parlano questo Pidgin che e’ la prova della creativita’ e della relazione tra loro e la loro capacita’ di adattamento in una situazione cosi’ complessa.
Traduzione dell’articolo dal francese di Maya Ghandour Hert pubblicato su l’Orient Le Jour di martedi’ 8 luglio 2008
Il mio commento personale:
Dall’articolo mi sembra emerga con forza dil rifiuto del termine schiavismo, non e’ la prima volta che i libanesi rifiutano l’uso di questo termine per indicare le loro relazioni con le bonne. Circa un anno fa Dominique Torres giornalista francese aveva pubblicato un articolo in cui si parlava dello schiavismo in Libano, l’articolo ha provocato la reazione di moltissimi lettori dei quotidiani i quali non accettano di venir presentati al mondo come schiavisti.
Fida Bizri sostiene che nel rapporto manca il presupposto della proprieta’, io penso che non sia cosi’, proprio il linguaggio (la mia Bonne) ne ‘e la conferma, non e’ solo un modo di dire e’ che proprio e’ cosi’ che le considerano, una loro proprieta’. Nel momento in cui vien tolto il passaporto per paura che se ne vada, nel momento in cui non danno un posto per dormire, uno spazio per se, umiliando e distruggendo psicologicamente una persona, nel momento in cui pagano niente o una miseria il lavoro(200-300 $ al mese per 14/18 ore al giorno di lavoro per trenta giorni) io piu’ che schiava e maltrattata non mi sentirei.
Inoltre sono molte quelle che si suicidano, non solo Sri Lanchesi ma anche apprtenenti ad altre nazionalita’, non solo perche’ hanno lasciato il paese come dichiara la linguista, ma perche’ quello che trovano e’ decisamente troppo triste da essere vissuto.
Sono molte le donne libanesi che si disperano se la loro bonne le abbandona, vera disperazione, non per affetto, amore, ma perche’ si ritrovano senza la schiava e tocca a loro occuparsi di tutti i lavori domestici. Sono molte quelle che nemmeno sanno cosa vuol dire il lavoro domestico. Ne’ sanno, cosa vuol dire occuparsi di far crescere un figlio.
Forse c’e’ un pizzico d’invidia in quello che dico, ma chi dichiarerebbe che non amerebbe essere servita/o e riverita/o e liberata/o soprattutto dal lavoro domestico? Riguardo ai figli invece preferisco essere io ad occuparmene e a cantargli la ninna nanna.
Devo pero’ anche affermare che ho conosciuto personalmente una Sri Lanchese che si e’ liberata grazie all’aiuto di una signora libanese (qualche eccezione c’e’), vive per conto suo, ha fatto arrivare anche una nipote dallo sri Lanka e lavora part-time, guadagnado cosi’ di piu’ ( la tariffa e’ sulle 6000 LL all’ora, lavorando circa 50 ore a settimana riesce a guadagnare 200 dollari a settimana e non a mese come tutte le altre disponibili giorno e notte, sabato e domenica compresi).