Immagine del libro di Malek Chebel “L’Esclavage en Terre d’Islam”
“Nella mente di molti, la schiavitu’, e’ un affare dei cattivi bianchi, oggi divorati dai rimorsi e dalla colpevolezza. La tratta? Dei negrieri patibolari o dei piantatori di canne da zucchero senza fede ne legge e cinici. Ponendo su questo postulato un nuovo sguardo, Malek Chebel fa il viaggio nei paesi degli schiavi, tanto in Africa orientale che nei paesi di Sahel, del Maghreb e del Golfo , in Medio Oriente. Ne trae una costante terribile: la schiavitu’ e’ in realta’ la pratica meglio condivisa del pianeta, un fenomeno quasi universale.
Da piu’ di quattordici secoli, l’islam vieta di ridurre chiunque in schiavitu’, credente o non credente, Bianco o Nero. Eppure, questo fenomeno e’rimasto ancora tenacemente: l’islam copre gli schiavisti? Li incoraggia? Chi se ne preoccupa quand’anche il tabu’ occulta queste questioni che disturbano?
Per decifrare le nuove forme che prende la schiavitu’ nel mondo arabo-musulmano, l’autore ricostruisce con minuziosita’ lo sviluppo di una cultura schiavista che si e’ inserita’ nell’islam.” Traduzione introduzione al testo della copertina
Il libro “L’Esclavage en Terre d’Islam” di Malek Chebel, antropologo di origine algerina e’ stato presentato al Salone del libro della francofonia di Beirut nello scorso mese di ottobre 2008.
ll settimanale Hebo Magazine del 24 ottobre 2008 ha pubblicato un’intervista a Malek Chebel.
Nell’intervista e’ stato chiesto all’autore cosa ne e’ del Libano?
“Non ho considerato il Libano nella lista dei paesi sui quali indagare, perche’ non avevo mai sentito parlare di baratti piu’ o meno malsani, almeno fino alla pubblicazione del libro. Perche’, dopo, secondo certi giornalisti, ci sarebbe proprio un traffico di persone arrivate dall’Asia con la copertura della ricerca d’impiego e che finiscono poi nelle grandi e belle dimore della citta’.”
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