Pubblicita’ pubblicata sul mensile libanese “Femme magazine” di luglio 2008
La vignetta e’ di Marjane Satrapi, iraniana, autrice del fumetto Persepolis da cui e’ tratta la vignetta – La condizione delle bonne e’ simile in tutto il Medio Oriente.
The Monthly nr 71 giugno 2008-06-02Traduzione dell’articolo: Lo sfruttamento dei lavoratori migranti in Libano – III parte Riguardo alla descrizione del loro lavoro, i lavoratori domestici non hanno compiti definiti, e svolgono ogni tipo di lavoro domestico, dalle pulizie, al bucato, al servire e preparare il pasto, all’accudire i bambini.
Mediamente la giornata lavorativa e’ tra le 16 e le 17 ore in caso aggiunta all’essere a disposizione 24 ore per 7 giorni.
Sebbene i lavoratori domestici abbiano un ruolo integrante nel lavoro domestico soffrono di estrema alienazione. I datori di lavoro spesso preferiscono che la domestica abbia il suo proprio bagno considerando non appropriato per un collaboratore condividere il bagno con membri della famiglia. Pochi hanno il loro spazio privato, la maggior parte dorme su un materasso nella lavanderia o sul pavimento della cucina.
Secondo il Console Generale etiope Adem Nurhussen due o tre lavoratori al giorno cercano rifugio nel consolato situato a Badaro. Questo numero era di circa 12 o 15 donne precedentemente alla formazione del sindacato delle agenzie di reclutamento .
Adem dice che un totale di 98 lavoratori e’ morto da quando il Consolato ha aperto sei anni prima e tutte queste morti venivano segnalate come casi di suicidio, senza che vi fossero ulteriori investigazioi.
Nel 2006, il Consolato etiope in collaborazione con il Ministero del Lavoro ha istituito una “lista nera delle violazioni del lavoratore”. Hanno cominciato perseguendo i datori di lavoro per la mancanza del pagamento del salario e attraverso questo intervento ha fin qui mantenuto una percentuale del 60% di datori di lavoro che ha compensato equamente i propri dipendenti.
Vi sono attualmente 45 agenzie etiope di collocamento autorizzate secondo Hicham al-Bourgi, capo del Sindacato. Il divieto temporaneo per i lavoratori etiopi nel 2005, secondo al-Bourgi, fu voluto e inteso per smantellare un monopolio delle agenzie di collocamento per le collaboratrici domestiche etiopi.
Secondo l’OIL (Organizzazione Internazionale per il Lavoro) vi sono 366 agenzie di collocamento autorizzate in Libano. Il Ministero del Lavoro ha iniziato a chiudere agenzie di collocamento non autorizzate che operavano illegalmente nel paese.
In riferimento all’intervista di The Monthly con l’Ambasciatore dello Sri Lanka Mohamed Mohideen Amanul Farouq ( pubblicazione nr 61, 2007), il numero delle lavoratrici domestiche sirilanchesi maltrattate in Libano e’ circa 6000.
Lavoratori stranieri migranti lasciano il proprio paese per permettere una vita migliore alle proprie famiglie che sono rimaste nel paese d’origine.
La loro disperazione, disinformazione viene sfruttata. Questi lavoratori non riescono a rendersi conto che stanno entrando in un paese con poco rispetto per i diritti umani; un paese in cui espressioni quali “la mia Filippina” e “la tua Sirilanchese” e’ divenuta parte del linguaggio quotidiano.
La discriminazione di lavoratori stranieri migranti in Libano non si e’ infiltrata solo nelle espressioni quotidiane, ma sfortunatamente e’ divenuta una misura dello status socio-economico.