carta telefonica prepagata libanese emessa in occasione della giornata internazionale delle Nazioni Unite in sostegno delle vittime delle torture
Le vittime delle torture in Libano e Siria hanno finalmente un rifugio. Con il sostegno finanziario dei Paesi Bassi,
il CLDH Centro Libanese per i Diritti Umani e l’associazione Solide (Sostegno ai Libanesi detenuti in esilio) , hanno aperto nell’ottobre 2007, il Centro NASSIM per permettere la reintegrazione nella societa’. Psicologi, psichiatri, medici, terapeuti, avvocati, , operatori sociali vengono in aiuto ai libanesi e agli immigrati torturati in Siria, in Israele o nei centri di detenzione illegale in Libano.
Prelevati durante la guerra civile, uccisi prima di essere gettati nelle fosse comuni, trasportati nelle carceri in Siria o in Israele, gli scomparsi della guerra in Libano sono miglia. Per resuscitare questo dossier inizialmente insabbiato e poi abbandonato dallo Stato, il Centro libanese per i Diritti Umani reclama una inchiesta internazionale.
Il numero degli scomparsi comunemente ammesso dal 1992 arriva a 17000 persone. Ma questo numero sarebbe da rivedere al ribasso. “E’ anche uno dei nostri progetti: rifare un censimento ante mortem al fine di sapere chi erano, qual’era la loro storia”, spiega Wadih el-Asmar, “cosi’, nel momento della scoperta di carnai o di ossa, potrebbe essere fatto un lavoro di identificazione del corpo”.
I parenti dei detenuti nelle carceri siriane, per quattro anni hanno organizzato sit-in nel giardino Gibran Khalil Gibran in piazza Riad el-Sohl a Down Town, sperando nella fine imminente di questa tragedia e sollecitando un inchiesta internazionale.
Damasco nega l’esistenza di prigioni segrete e rifiuta di far luce sulla sorte di centinaia di libanesi.
fonte: l’hebo Magazine 29 feb 2008 – l’Orient le Jour 11 aprile 2008